Lo schema della mia riflessione parte da due riflessioni preliminari, si sviluppa con alcuni punti che sono il cuore del mio pensiero e si chiude con alcune indicazioni concrete per trovare degli sbocchi operativi nell'ottica di portare sempre più la didattica dentro il mondo della tecnologie e dentro il cambio culturale dell'epoca post-moderna, che alcuni autori ritengono essere l'epoca della comunicazione (un approccio sintetico e parziale al pensiero di Gianni Vattimo, Federici - Elementi della comunicazione nell'epoca postmoderna - ed. Morlacchini) e per altri diventa un'epoca moderna rinnovata dalla comunicazione stessa (Habermas).
Dentro la complessità della società in cui viviamo ed operiamo come attori fondamentali del processo di educazione, istruzione e formazione, sempre più frequentemente sentiamo definire la generazione dei giovani, i nostri studenti, come dei "nativi digitali".
In nome e per conto di queste definizione, attribuita in modo estensivo e intensivo ai giovani e ai ragazzi di oggi, si è messo in discussione gran parte della didattica tradizionale, rimarcando talora i risultati negativi, gli aspetti poco convincenti di essa e propugnando un superamento, rapido e deciso, di quanto elaborato in alcuni decenni di intensa produzione e sperimentazione didattica. Parrebbe, per taluni che hanno sposato questa teoria dei nativi digitali, che tutti o la maggior parte dei giovani/ragazzi siano completamente immersi in una dimensione di digitalizzazione della propria esistenza tale da scombinare quelli che erano i processi di apprendimento, consegnandoci il compito di cercare di ricucire un rapporto significativo in cui la tecnologia diventa in mezzo con cui gli insegnanti colmano il gap di non essere nativi digitali e si pongono dentro il mondo degli studenti ridefinendo il loro ruolo.
L'attribuzione però di tale appellativo di nativi digitali, seppure vera per quanto concerne una dimensione complessiva di esperienza, risulta però troppo spesso ideologicizzata proprio per la sua applicazione estensiva, come se tutti fossero davvero nativi digitali e non esistesse ancora, anche nel nostro contesto sociale, un digital divide costantemente monitorato e certificato dalle ricerche che affermano, accanto alla constatazione che gli anziani soffrono maggiormente della difficoltà di utilizzare le tecnologie informatiche e della comunicazione, come i giovani facciano un uso delle tecnologie della comunicazione digitale molto riduttiva, spesso concentrata su aspetti lontani dalla conoscenza e dalla formazione. Solo pochi vanno oltre un uso superficiale di queste tecnologie e questo ci porta dentro il secondo aspetto che spesso viene enfatizzato quando si parla di nativi digitali, la dimensione intensiva. Non tutti usano le tecnologie, pochi le usano con finalità riconducibili alla formazione, ancora meno sono quelli che hanno acquisito competenze tali da poter usare queste tecnologie in modo massivo, continuativo, produttivo, efficace, efficiente.
Questi due aspetti sono evidenziati da dati che la nostra esperienza ci offre ogni giorno: quanti dei nostri studenti sono davvero "capaci", "competenti" nell'uso delle nuove tecnologie? Quanti invece cercano di usarle solo per le finalità che sono strettamente necessarie, riducendo la propria competenza ad alcuni servizi, giudicati interessanti, non conoscendo neppure l'esistenza di altre opportunità offerte dalla loro condizione di nativi digitali?
La premessa non può che concludersi con una postilla: la situazione è in costante evoluzione e quello che ho appena esposto può benissimo rivelarsi falso, superato, smentito, nel giro di poco tempo, pochi anni. Basta pensare che pochi anni fa nessuno dei nostri ragazzi e giovani aveva uno smartphone e la funzione più usata del cellulare erano i messaggi (SMS). Oggi anche questa forma di comunicazione soffre di un calo di utilizzo, soprattutto tra i più giovani, complici anche politiche commerciali e sviluppi tecnici che hanno integrato nei dispositivi e nei piani tariffari la possibilità di passare da SMS a MoIP (messages over IP). Consideriamo quindi la mia analisi e le mie premesse come una fotografia, parziale, ma con qualche fondamento, della situazione odierna.
Lo sviluppo del mio pensiero si articola in tre riflessioni che cercano di definire cosa intendo per didattica integrata, opposta alla didattica che io definisco "integralista".
1. Dentro la didattica: integrare come metodo inclusivo.
2. Evoluzione ed estinzione: un nuovo modello di didattica.
3. Dai dinosauri all'Enterprise: al centro c'è sempre lo studente.
Dentro la didattica: integrare come metodo inclusivo.
L'integrazione della didattica tradizionale, dei suoi metodi e dei suoi strumenti, con la progressiva trasformazione di entrambi è un fatto che la stessa storia della scuola ci mostra come naturale, costantemente compiuto, abbondantemente commentato e valutato come controverso.
Cito il prof. Silvano Tagliagambe che nel suo corso di aggiornamento rivolto ai docenti, tenuto a Sondrio nell'ottobre del 2012, ci rappresentava questa problematica, ovvero come in ogni epoca si sia faticato ad accettare il passaggio dalle modalità e dagli strumenti usati in precedenza nella formazione ed sistruzione a nuovi e più efficaci strumenti.
Gli studenti di oggi non sono più capaci di preparare la loro corteccia per scrivere i loro problemi. Essi dipendono dalle loro lavagne, che sono ben più costose.
Cosa faranno quando la lavagna cade e si rompe? Essi non potranno più scrivere!
Teacher's conference - 1703
Gli studenti oggi dipendono troppo dalla carta. Essi non sanno come scrivere su una lavagna senza riempirsi completamente di polvere di gesso. Essi non sono in grado di pulire adeguatamente una lavagna.
Cosa faranno quando hanno finito la carta?
Principal's association - 1815
Si diventerà talmente dipendenti dalla calcolatrice da non poterne più fare a meno.
Cosa può succedere se le batterie di scaricano o se lo studente si trova ad eseguire una computazione senza avere a portata di mano la calcolatrice?
Ricerca dell'Università dell'Ohio - 1997
Per sviluppare pienamente il concetto di integrazione della didattica, mi rifaccio nuovamente al contributo del prof. Tagliagambe, di cui mi permetto di linkare le diapositive messe a disposizione lo scorso anno, facendo particolare riferimento a quanto trattato al punto due, dalla diapositiva 24 ala 64.
Segue... work in progress!
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